1912 IMPANATÉ DI PESCE

Adoro le fotografie e i racconti di famiglia di Roberta Libero, massaia veneta, lavoratrice indefessa ed esperta cuciniera. Ancora una volta ha unito i ricordi della sua famiglia alle ricette trovate nel Messaggero della Cucina del 1912, in questo caso nella rubrica dedicata alla Cucina Ebraica. Lasciatevi rapire dal profumo di fritto di questo viaggio a ritroso nel tempo, condito di sogni amorosi e acciughe deliscate.

Samanta

di ROBERTA LIBERO

Ho appena finito di sistemare la cucina. Mamma mia quanti piatti e tegami da lavare, neanche avessi servito il pranzo di Babette! Bene, adesso mi fermo. Dopo una battaglia, il riposo del soldato è un diritto inalienabile. Poltrona, arrivo! Com’è comoda, vediamo se riesco a fare un sonnellino. Accendo la tivù e stendo le gambe. No, il sonno non arriva, il programma non è conciliante come pensavo; qui ci vuole un limoncello. Non dovrei berlo, la glicemia andrà a mille… ma non m’importa. È così femminile, dolce, avvolgente, aiuto! Ormai parlo come uno spot pubblicitario! Nell’alzarmi lo sguardo cade sulla ricetta che devo studiare. È lì, sul tavolo ingombro di carte, vicino all’album di vecchie foto. Sosta immobile da un pezzo; finora l’ispirazione è un pio desiderio, assente ingiustificata. Su, Roberta, dai un’occhiata, magari è la volta buona.

Il piatto da recuperare e inquadrare storicamente fu pubblicato sul Messaggero della Cucina nel 1912. Accendo il tablet, regalo comunitario dei parenti per i miei eroici quarant’anni di nozze , e cerco gli avvenimenti di quell’anno lontano; un’idea mi verrà.

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73.000 libbre di carne fresca, 11.000 di pesce fresco, 5.000 di burro, 10.000 di zucchero, 40.000 uova, 40 tonnellate di patate ecc.”

Sì, interessante.

Una bella lista della spesa non c’è che dire. Vediamo un po’ se indovinate per quale evento era stata fatta…

Nel 1912 il nostro paese era impegnato nella guerra contro la Turchia. Un conflitto che porterà alla conquista della Libia.

Saranno le vettovaglie per il regio esercito?

Il 30 giugno venne introdotto in Italia il suffragio universale per tutti i cittadini oltre i 30 anni. Cittadini, non cittadine, badate bene. Le donne saranno chiamate alle urne solo nel 1946 per il Referendum tra Repubblica e Monarchia.

Che siano gli alimenti consumati da tutti gli over trenta d’Italia per festeggiare? Mm, mi sembra appena appena fantasioso.

Questo, invece, è un vero indizio. Pensate a qualcosa di grande, molto grande e a un gioiello prezioso.

… Leonardo di Caprio vi dice qualcosa?

Sto parlando del Titanic.

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Il 14 aprile 1912 la nave passeggeri più grande del mondo, l’inaffondabile, si scontrò con un iceberg gigantesco, si spezzò in due e s’inabissò nelle gelide acque dell’Atlantico. Uno spunto fantastico per la mia ricetta.

Sfoglio l’album di pelle bordò. Quante foto del primo ‘900! La mitica zia Matilde è ritratta con papà Floriano, mamma Beppina, detta la speziala, la sorella Maria e i fratelli Umberto e Antonio. Una famiglia benestante. La foto è del 1912, la zia aveva 10 anni e un piglio decisamente volitivo.

C’è anche un bel ritratto di zio Cesare, in divisa da ufficiale. Una stola di pelliccia al collo, il cane accoccolato ai suoi piedi e l’aria fiera, consapevole del suo ruolo. Chissà dove si saranno incontrati la prima volta. Magari sul Titanic!

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Le date sono compatibili. Complice il limoncello ghiacciato, la testa comincia a girare e la mente vacilla. In breve scivolo nel dormiveglia e poi nel sonno profondo. Infine arriva la fase rem, quella dei sogni e della fantasia sopita.

Matilde tiene la mano della mamma. Si guarda intorno, curiosa e affascinata. Ha solo 10 anni ed è la prima volta che sale a bordo di una nave, e che nave! È la più grande costruita fino ad allora. Troneggia nel molo di Southampton; lo scafo nero e la linea elegante la rendono inconfondibile. Sulla passerella di prima classe il comandante e gli ufficiali accolgono gli ospiti con larghi sorrisi chinando la testa con deferenza. Il viaggio verso New York è un regalo inaspettato. Il grande salone delle feste è meraviglioso, con la doppia scalinata e la cupola di vetro decorato in stile Liberty. Le tre cabine comunicanti sono arredate sfarzosamente;”che meraviglia” pensa Matilde “ chissà quante cose potrò raccontare alle mie amiche!”

Cesare, invece, sale da una porta laterale, quella di servizio. Finito il servizio militare ha deciso di cercare fortuna in America. Ha ottenuto un posto come cameriere per il viaggio inaugurale del Titanic. Ha fatto esperienza solo nella Trattoria al Ponte dei genitori, ma lui ci sa fare; ha un’innata eleganza dei modi, è raffinato e affascinante. Un vero tombeur de femmes!

Cesare , destinato al ristorante di prima classe, arriva al tavolo dei Montresor. Gli occhi di Matilde e del giovane cameriere si incontrano. È solo uno sguardo, ma la ragazzina arrossisce, imbarazzata. Mentre dal vassoio d’argento le serve una saporita “Impanatè di pesce” con spinaci, Cesare capisce di avere incontrato la donna della sua vita”

Il campanello interrompe il sonno e mi riporta alla realtà. È il portalettere con un pacchetto. Firmo e ritiro il plico. Non lo apro neppure, so già cos’è; una pirofila “conquistata” con i punti del supermercato. Ripenso, invece, al mio sogno. No, non è andata così, però è stato bello fantasticare.

Matilde e Cesare si sono conosciuti, molto più semplicemente, alla festa patronale di Borgo S. Marco nell’ottobre del 1924. Si sposarono 10 anni più tardi e furono felici per quasi 50 anni.

Zia Matilde, nonostante la notevole differenza d’età, è stata la mia amica d’infanzia. Era così giocosa! A volte sembravo io la più matura. Con lei potevo mangiare a letto, sdraiarmi a pancia in giù sulla tettoia a leggere, incurante del pericolo, pasticciare con il fango, mescolare uvetta e budino e bere l’acqua di Cedro dopo pranzo. Piccole trasgressioni che davano gioia. Insomma, tutte le cose che mamma proibiva lei le concedeva. La sua casa? Il paese dei balocchi !

Ma torniamo alla nostra impanaté.

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La ricetta è un abile recupero di pesce bollito. Imprigionato nel croccante involucro di pasta fritta, diventa un piatto da servire anche nei giorni di festa. Io l’ho accompagnato con spinaci preparati in due modi diversi; una parte crudi conditi con una citronette leggera e pinoli appena tostati e i rimanenti passati velocemente in padella con un filo d’olio, pepe e sale.

Alla prova in cucina si sono comportate bene. Esatta la proporzione tra acqua, olio, sale e farina. L’impasto è risultato morbido, elastico e facile da trattare. È stato semplice tirarlo sottile come richiesto e in cottura si è gonfiato formando bolle leggere e ravvicinate. Sembrava di friggere le chiacchiere. Il merito credo sia della lunga lavorazione della pasta. Mezzora di manipolazione e il successivo riposo, fanno incamerare alla massa l’aria necessaria a provocare questo effetto “mille bolle blu”. Non stancatevi quindi e seguite alla lettera dosi e tempi.

Dosi per 6/­12 persone, dipende dall’appetito!

500 grammi di farina 0

2 decilitri di acqua

10 grammi di sale

1 decilitro di olio extravergine d’oliva più una cucchiaiata

400 grammi di pesce bollito, spinato e sminuzzato

4 rossi d’uovo

Prezzemolo tritato

12 acciughe sotto sale, lavate e spinate

Olio di arachide per friggere

Sale, pepe q.b.

Con queste quantità otterrete circa 18 impanatè. Tre a testa sarebbero decisamente troppe per le nostre abitudini,

ma a quel tempo era normale servire piatti abbondanti.

Ho provato a farle piccole e in forme diverse, adatte  un aperitivo.

Adagiate su champignon affettati sottili sono un antipasto insolito e gustoso.

Provate! Non sentite forse un certo sciacquio e la voce  di Celine Dion spiegata nelle dolci note del Titanic? No?!

Sentite solo il fragore dell’impatto con l’iceberg? Tranquilli non vi ritroverete a bordo delle scialuppe di salvataggio,

ma un po’ d’aiuto d’emergenza servirà.

“S.O.S! Il lavello è stracolmo e l’olio, dove lo butto l’olio?!

Non a mare, mi raccomando!

 

IMPANATE' DI PESCE

 

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Roberta Libero