Vampe
vampe
vampe vampe
vampe vampe
vampe
vampe
vampe
2000 granate
protese strappare con schianti capigliature
tenebre zang-tumb-zang-tuuum-
tuuumb orchestra dei rumori di guerra
gonfiarsi sotto una nota di silenzio
tenuta nell’alto cielo pal-
lone sferico dorato sorvegliare tiri parco
aeroatatico Kadi-Keuy
…
No, massaie, non sono rimbecillita, state serene. E’ che non si può immaginare il gusto di questo piatto senza la giusta predisposizione mentale. Lo stato d’animo adatto è fondamentale per coglierne appieno le sfumature.
Anzi, fate così: se doveste decidere di preparare questo piatto per qualche ospite, accompagnerete l’entrata in scena del sugo Marinetti con l’audio della lettura originale di Zang Tumb Tumb (cliccateci sopra per ascoltarla) con la voce dell’audace FilippoTommasoM.
Così d’impatto, signora mia! I vostri ospiti ne rimarranno piacevolmente colpiti.
Me lo promettete? Visto che è un piatto di una bontà sfrenata, sono certa che mi accontenterete. Confido in voi.
Per come la vedo io, questa ricetta è fra le più buone che abbia mai trovato nell’archivio storico de La cucina italiana, un vero godimento. Rappresenta l’unione perfetta di gusto (ottimo) e storia, ingredienti imprescindibili per le ricette che vado scovando.
Così buono – e bello – e allo stesso tempo così interessante (per i personaggi che lo animano, per il suo creatore, per il momento storico e politico durante il quale fu concepito) che mi sento veramente come Indiana Jones con il Santo Graal.
Massaia Jones e le cuciniere del Sugo perduto.
Ora ve la racconto. La faccio breve, promesso.
Quello che ha per protagonista il nostro Sugo Marinetti è il concorso lanciato da La cucina italiana nel settembre 1931 dal titolo: Una ricetta per il miglior condimento (sugo) ad 1 kg. di maccheroni “Puritas”. I premi erano cospicui (e in contanti!) per quei tempi: 2000 lire al primo classificato (2 mesi di stipendio di un dirigente d’azienda), 1000 al secondo e 500 al terzo e altri 50 premi in prodotti del Pastificio Moderno Fratelli Delfino, produttore della pasta Puritas e promotore del concorso. Massaie, cuochi professionisti, appassionati cucinieri: parteciparono in migliaia, con qualsiasi tipo di condimento che la mente umana può concepire.
IL PASTIFICIO PURITAS
La storia di Angelo Delfino(1884-1959), creatore del Pastificio Moderno, è assai interessante. Figlio di una famiglia di Pescara, agiata e di nobili origini, Angelo partì a vent’anni per Nuova York con un diploma di chimico in tasca, trovando subito lavoro come operaio in una fabbrica tessile. Doveva essere un tipo vivace e capace, il nostro Angelo, visto che nel giro di poco tempo riuscì ad aprire un laboratorio tutto suo e a far fortuna. Dopo vent’anni di duro lavoro, nel 1922, complice forse la nostalgia canaglia per la sua amata terra abruzzese (o forse la consapevolezza che i tanti soldi accumulati potevano offrire molte occasioni di bisnìss in Italì), decise di tornare a Pescara, dove, con la collaborazione dei fratelli, aprì il Pastificio Moderno. Uno stabilimento fra i più grandi del Belpaese, con macchinari tecnologicamente avanzati, trecento dipendenti, sede di rappresentanza a Milano, pubblicità e concorsi sui giornali. All’avanguardia, care massaie, in netto anticipo sui tempi, il nostro Angelo. Ahimè, la storia non è a lieto fine, la Puritas chiuse nel 1939 per problemi finanziari, nati dalla volontà di Angelo di liquidare in fretta i fratelli che volevano uscire dall’azienda. Vatti a fidare dei parenti…
AMEDEO!
Volete sapere chi fu a concepire questo sugo futurista? Chi, insomma, vinse il concorso? Vediamo… forse una massaia di Voghera con 4 figli e un marito operaio? Naa. Vinse, per caso, una cuochina di famiglia o una servetta? Naa.
Vinse lui: Amedeo Pettini!
Giuro! … Ma come chi è!? Il capocuoco de Re! Lo abbiamo già conosciuto grazie a molte delle ricette che trovate in questo blog. Amedeo imperversava, regnava sovrano nelle pagine dei giornali di ricette (sopratutto in quelle de La cucina italiana), in quelli di settore, nei libri di importanti case editrici, in radio, agli eventi mondani. Tanto era già in pensione.
Un grande professionista ai fornelli e un ottimo promotore di se stesso.
Quel che è certo è che il comitato(ne) di degustazione impegnato a far da giuria per il concorso, formato da altisonanti nomi della letteratura e cultura nostrana (da Paolo Buzzi a Carlo Carrà) e amici dell’editore Notari, era un po’ di parte. E poi, sopratutto, c’era lui: Filippo Tommaso Marinetti, il nemico giurato della pastasciutta e allo stesso tempo ispiratore del piatto.
Cosa dite?! Vi sembra una contraddizione? Un paradosso? Beh, lo è!
Uno dei più prestigiosi collaboratori del giornale, l’Amedeo, vince il concorso per il sugo da pastasciutta con una preparazione dedicata al giurato F.T. Marinetti, il quale asserisce da anni che lo spaghetto fiacca il corpo e lo spirito di uomini e donne.
Folclore italico.
A dirla tutta, nell’articolo viene raccontato come Marinetti, con un’entrata da vera diva, arrivò tardi alla riunione del comitato, e subito, con piglio deciso, spiegò agli astanti che lui avrebbe assaggiato i sughi finalisti SOLO E SOLTANTO accompagnati da riso o minestra. E così fu.
Che parac … che furbacchione…
GLI ALTRI VINCITORI
Quei benedetti 2000 lire del primo premio, andarono dunque a Pettini. E il secondo? Ma ovviamente all’esimio gastronomo Mario Marinoni, già collaboratore de La cucina italiana, per il Sugo Excelsior per tagliatelle agli spinaci. Le più modeste 500 lire del terzo premio andarono alla dottoressa Angiolina Giordano di Reggio Emilia per il favoloso Sugo di carne “Super lasagne Puritas”. Lo posterò fra non molto questa bomba di grassi animali, lasagne, ricotta e salsa di pomodoro in forma di pasticcio… Tanto buona quanto indigeribile.
LA RICETTA
Questo piatto è talmente buono che, in effetti, sta bene anche con il riso. Anche solo col pane, a dirla tutta. Pettini suggerisce di cuocere la pasta nell’acqua dove abbiamo lessato delle patate, ricca d’amido. Non c’è niente di difficile nella preparazione, l’unica cosa che non ho fatto è friggere nel burro i carciofi, scegliendo di friggerli nell’olio evo. Così, per spirito di sopravvivenza…
Eccovi la ricetta originale:
La premessa a questo sugo la faccia il pubblico: a me basta di aver dato un piccolo saggio di quanto l’ispirazione marinettiana può fare anche in merito di cucina. Le basi del sugo sono esclusivamente vegetali, il rimanente, ben modesta cosa, appartiene ad altro regno della natura, ma soltanto a scopo aromatico. Procedimento: Avrete tenuto in disparte quanto più acqua di cottura di patate lesse vi sarà stato possibile (poco salata). Preparate un trito di prosciutto grasso e magro, soffriggetelo con burro e quindi unitevi odori di cucina in pari quantità: cipolla carota, sedano; il tutto tritato: fate del pari soffriggere aggiungendovi prezzemolo e un cucchiaio di buona conserva di pomodoro; bagnate con acqua di patate e restringete. In ultimo passate per staccio insieme ad un cucchiaio di capperi all’aceto e 50 gr. d’acciughe dislicate, o pasta d’acciughe in proporzione. Il sugo dev’essere piuttosto denso. Prelessate in acqua non troppo salata i “Maccheroni alla chitarra” – 1 kg. – sgrondateli, conditeli con il sugo a cui aggiungerete poco burro fresco e pochissimo parmigiano poiché deve risaltare il gusto dei capperi.Versate in legumiera e cospargete la superficie con il sugo stesso, alcuni carciofi freschi affettati finemente e cucinati nel burro e poco olio; in ultimo seminatevi una manciatina di pistacchi ben verdi affettati sottilmente. Questo sugo, eccellente per qualunque pasta o riso asciutto, è specialmente indicato per la ottima Pasta Puritas.
Amedeo Pettini
Provatela, massaie, non ve ne pentirete…
Contesto storico:
IL 1932
-
l’Italia è in forte recessione dopo la crisi del ’29,
-
sono passati 10 anni dalla marcia su Roma,
-
Mussolini è capo del consiglio e dell’interno, aspira al colonialismo spinto e mira a riportare l’Italia ai fasti dell’impero Romano, parla alle folle adoranti, fa uccidere a fucilate qua e là chi non è d’accordo;
-
ad aprile, durante il Salone Internazionale di Milano viene presentata la Fiat Balilla “la vettura utilitaria per l’ automobilismo del popolo», venduta ad un prezzo di 10.000 lire, più o meno un anno di stipendio per un impiegato (guardate questo meraviglioso cartone animato pubblicitario);
-
a Venezia, lo sciccosissimo e fascistissimo Conte di Misurata, Giuseppe Volpi, dà il via, sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, alla prestigiossima1ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, fra lusso, eleganza e bel mondo. Issimo. Ecco, mi preme ricordare che il Contissimo di Misurata fu anche il fondatore della SADE, società che costruì la diga del Vajont senza tenere conto di qualche, evidentemente non trascurabilissimo, aspetto geologico e morfologico, per scopi meramente economici. E’ il bisnìs, bellezza. Da longaronese doc (Longarone è il paese spazzato via dall’onda, con quasi 2000 vittime), approfitto per ricordarvi che il 9 ottobre scorso si sono celebrati i 50 anni dal disastro. Qui informazioni in proposito)
-
Ettore Petrolini, al culmine della sua carriera, incise la meravigliosa Tanto pé cantà. Nella foto qui sotto potete leggere la ricetta che il geniale interprete di Gastone offrì, a suo modo, a La cucina italiana nel 1930: la Panzanella. Pane, olio e poco più.
mille grazie.
samanta